
Provate a chiedere a qualunque viaggiatore quale sia il ricordo più bello che porta con sé, tra tutti i viaggi fatti. Molto probabilmente, vi parlerà delle persone che ha incontrato.
Riccardo Caserini
E’ arrivato il momento di continuare il racconto del mio viaggio a Valencia, le ultime cose da vedere, le ultime domande, le ultime sensazioni e gli ultimi incontri.
27 Novembre 2010
Finita la siesta mi rimetto in cammino, il cielo sta cambiando colore, da un grigio Milano sta pian piano passando a un grigio Londra molto più cupo, decido che è meglio andare a visitare i vari musei della città (dato che ho dimenticato l’ombrello in hotel). Dopo un giro nel quartiere del Carmen dove mi sono fermato a fare un po’ di shopping, mi dirigo verso il museo delle belle arti di Valencia.
Una volta varcata la porta del museo capisco di trovarmi in un palazzo per giganti 😀 , l’atrio fa aumentare di più la mia sensazione di essere una povera formica, alle pareti vi sono quadri di dimensioni bibliche, mi domando in quali pareti potevano stare prima. Al museo purtroppo non hanno le audio guide, hanno semplicemente dei dépliant che illustrano le opere più importanti. Peccato. Inizio il mio giro all’interno del museo, è completamente deserto, credo di essere l’unico visitatore, meglio così mi permetterà di vedere meglio le opere d’arte. La visita del museo è durata più o meno un ora e mezza e devo dire che mi ha deluso un po’, mi aspettavo qualcosa di meglio, le opere più importanti non erano presenti nel museo ma in qualche esposizione in giro per il mondo, l’assenza delle audio guide ha complicato la mia visita e il dépliant non forniva le informazioni necessarie.
All’uscita decido di andare a visitare il museo della ceramica Gonzales Marti di Valencia, attraverso i giardini della Turia e mi fermo un po’ a guardare i ragazzi giocare a calcio, i giardini sono il luogo adatto per fare qualsiasi tipo di attività, dalla passeggiata al jogging. I giardini sono tenuti bene come tutta la città del resto, sono abbastanza frequentati da giovani e da persone anziane. Quando arrivo di fronte al museo mi rendo conto che ho di fronte uno dei palazzi più belli di Valencia tutto completamente in stile gotico, avevo già visto in foto il palazzo, ma averlo lì di fronte mi ha regalato una bellissima sensazione. Il museo oltre alla collezione di ceramica e di porcellane a mantenuto tutto il mobilio originale e contiene ancora le carrozze d’epoca del duca. Anche qui non ci sono le audio guide, però, il museo in ogni stanza ha le informazioni scritte in spagnolo,valenciano,inglese,francese e per finire nella lingua di Dante, la visita segue un percorso ben definito, il museo è ben organizzato e non fa pesare per niente l’assenza delle audio guide.
Uscito dal museo decido di fare una piccola sosta in un bar ho voglia di un bel thé caldo, scelgo come bar il famoso Starbucks, durante il mio break pomeridiano penso di aver fatto una sciocchezza a non portare con me un netbook, va beh sarà per il prossimo viaggio penso. Starbucks non tradisce mai, il mio thé e il mio muffin al mirtillo è ottimo, finita la pausa decido di ritornare verso l’hotel e andare a visitare il museo de historia de Valencia, che è vicinissimo all’hotel, prendo la metro alla fermata Xantia che è di fronte alla plaza de torros e alla stazione del nord. La metro è più affollata rispetto a questa mattina ma niente di catastrofico per chi come me è abituato al caos della metro di Roma. Una volta tornato in superficie mi accorgo che sta iniziando a piovere, cerco di ripararmi un po’ come capita, cercando di arrivare al museo, non c’è fila ed entro subito. Una signorina all’ingresso mi spiega per bene come funziona la visita all’interno del museo e mi dice che dura più o meno un’oretta. Il museo raccoglie tutta la storia di Valencia dagli antichi romani ai giorni nostri, i costumi presenti nel museo sono stati la cosa che mi è piaciuta di più, solo il guardarli mi faceva pensare al passato e alla storia della città.
Fuori è già buio e ha smesso di piovere, sono quasi le sette e mezza, andare a mangiare ora sarebbe un suicidio, quindi torno in hotel per una doccia e per riposarmi un po’. Verso le 20.30 esco dall’hotel e vado alla ricerca di un ristorante per mangiare la famosa paella o qualcosa tipico di Valencia. Per strada incontro una coppia di signori e chiedo dove potevo andare a mangiare la paella lì vicino, mi spiegano con gentilezza che nelle vicinanze c’è un ristorante ottimo, Asador la vid, li ringrazio e parto alla ricerca di questo ristorante. Il ristorante è molto carino e tranquillo, il personale mi accoglie benissimo, mi spiega che i loro piatti forti sono la carne alla brace e la paella di pollo e verdure. Scelgo di prendere un piatto di paella alle verdure, un filetto di manzo e con un po’ di patate come contorno e da bere un vino rosso della casa. Il ristorante non è affollatissimo per essere sabato, comunque ha un gran via vai di gente, cosa fica è che attraverso una vetrata si riesce a vedere la cucina e le cose che stanno preparando. Dopo poco arriva la mia paella, e già solo alla vista non mi sembra per niente male, infatti è così il mio occhio non sbaglia, ottima se non avessi ordinato la carne chiederei il bis. Il secondo ci mette un po’ di più ad arrivare e nel frattempo fumo una sigaretta, nei locali spagnoli è consentito fumare fino alla fine dell’anno poi entrerà in vigore una legge che vieta il fumo nei locali pubblici un po’ come nel Bel Paese, non faccio in tempo a spegnere la sigaretta che arriva il mio filetto, l’odore è ottimo, penso di aver fatto un’ottima scelta. Davvero ottima, il cameriere mi chiede se voglio qualcos’altro un dolce, un caffé, ma gli dico che sono apposto così e di volere la cuenta. Il conto è un po’ salato 27 € però ho mangiato bene e sono soddisfatto lo stesso, pago e mi presto a tornare in hotel.
Arrivato in hotel, mi fermo al bar per prendermi una bottiglietta d’acqua, qui faccio un incontro inaspettato, due tedeschi, Mark e Thomas, il primo mi ha preso un po’ in giro per il fatto che stavo prendendo dell’acqua, mi ha più volte ripetuto la frase “water is bad, is bad” :D. Mark ha il classico aspetto tedesco, bianco, leggermente più alto di me ma non di tantissimo, biondo e con gli occhi chiari verdi (non ricordo benissimo :D), Thomas l’avrei scambiato più per un inglese, molto più alto di Mark con capelli più scuri e occhi castani. I due tedeschi mi sono sembrati molto simpatici e quando mi hanno offerto di andare a ballare con loro non ho saputo di no. Sono salito in camera e mi sono cambiato per la serata 😀 la camicia è d’obbligo, cambiato ho raggiunto i due nuovi amici tedeschi che ormai avevano quasi finito le scorte di alcool dell’hotel. Mark mi spiega che avevano già in mente un locale e che si trovava vicino al porto nella zona nuova, un certo Pacha :D, già il nome era un programma, data l’ora decidiamo di prendiamo un taxi fino al locale. Mark, molto più espansivo nei miei confronti o magari ha più pazienza in un inglese misto a qualche parola di italiano e spagnola mi spiega che loro erano lì da giovedì e che sarebbero partiti domani mattina verso le 11 per ritornare in una paese vicino Amburgo, che non ho capito molto bene come si chiamava :D. La comunicazione con Mark è stata un’impresa 😀 però siamo riusciti a parlare per tutta la serata. Arrivati al Pacha, capisco che era la gemella della discoteca di Ibiza, le ciliegine erano un po’ da per tutto. L’ingresso è stato un po’ caro 35 €, la discoteca è grandissima ha tre sale ed ha iniziato a riempirsi verso le due del mattino, io e Mark ci siamo fermati a prendere da bere vicino a uno dei tanti bar della discoteca mentre Thomas è sparito dalla nostra vista. Mark mi spiega che Thomas fa spesso così soprattutto quando si trova in discoteca 😀 strani questi tedeschi. Io e Mark ci buttiamo in pista e balliamo un po’, il locale è frequentato da gente di tutte le età e ci sono molti turisti ed è pieno di ragazzi italiani! Mark mi dice di tornare verso il bar in modo da aspettare Thomas e tornare in hotel, ma Thomas ci trova per primo. Non era solo era in compagnia di una spagnola, parla un po’ con Mark e capisco che Thomas non tornerà in hotel con noi, Mark un po’ scocciato mi dice di tornare in hotel. Sono le quattro della mattina, sono stanchissimo e domani mi aspetta una lunga giornata a visitare la città della Scienza. Saluto Mark, ci scambiamo l’email e il contatto di FaceBook 😀 e gli prometto che lì andrò a trovare nel paesino vicino ad Amburgo.
To be continued…
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1 Risposta a Diario di viaggio: Valencia terza parte
Sergio
maggio 15th, 2014 alle 18:19
Spero di rivederti a Valencia nel per le strade di Valencia.